A quanti di voi è capitato almeno una volta nella vita di vedere questa immagine da qualche parte e dire: “Wow, che meraviglia!”? Beh, vi assicuro che, quando si sta per uscire dal canyon di Petra e la si inizia a scorgere, la sensazione di stupore ferma le parole e tutto quello che si riesce a dire è proprio: “Wooooooow!” Si rimane semplicemente soprafatti da tanta bellezza …

Erano anni che attendevo con ansia questo momento. La giornata di aprile era stupenda e il caldo si sentiva già di prima mattina. Occorreva partire presto perché il caldo sarebbe aumentato col passare delle ore. Scendiamo dal bus davanti all’ingresso nel sito dalla parte orientale e iniziamo il cammino verso questa meraviglia. Chi non si sente di camminare sceglie di proseguire a cavallo. Lo stupore inizia già a pervadermi man mano che si va avanti, camminando in mezzo a questa enorme e lunga fessura nella roccia chiamata Siq. Il colore della roccia è stupendo, a tratti giallo diventa più scuro, poi si fa rosa, con le striature arancioni e rossicce. Probabilmente proprio per questo il suo nome in semitico Reqem o Raqmu significa la Variopinta.

Per chi non lo sa, Petra è un sito archeologico della Giordania, distante circa 250 km dalla capitale Amman, situata in un bacino tra le montagne ad Est del Wadi Araba. Nel sito sono stati classificati circa 800 monumenti di cui circa 500 sono tombe. La Tomba dell’obelisco del I secolo d.C. è un monumento funerario che al centro rappresenta una figura antropomorfa, circondata da quattro obelischi, che nell’insieme rappresentano le cinque persone sepolte nella tomba. Fu costruita su una struttura molto più antica, dalla facciata decorata con colonne doriche, che è conosciuta col nome di triclinio o sala da pranzo, ed è uno dei numerosi edifici di questo tipo in cui ogni anno si tenevano i banchetti per commemorare i defunti. Alcune di queste antiche cavità erano le abitazioni delle famiglie beduine. All’inizio del percorso si vedono tre cosiddette Case di Djinn. Costruite nel I secolo d.C., erano forse tombe oppure i luoghi destinati all’adorazione delle divinità dell’acqua e della fertilità.

La guida ci racconta che nell’antichità Petra esisteva diversi secoli prima di Cristo ed era una città edomita. Nel VI secolo a. C. questi furono scacciati via dai Nabatei, un popolo nomade che diede via a tutte queste costruzioni e fece il sistema di irrigazione. A vederla così desertica, oggi rimane difficile immaginarla fiorente e piena di vita. La sua fortuna era legata alle rotte commerciali (spezie, seta e incenso) che passavano dall’Asia verso l’Egitto e che garantirono a Petra la prosperità per diverso tempo. Perse la sua importanza commerciale solo nel I secolo, sorpassata dalla città di Palmira in Siria. Nel 106 d. C. finì sotto il dominio dei Romani. In seguito alla diffusione del cristianesimo, nel V secolo qui sorsero le chiese e infine nel VI secolo fu conquistata dagli islamici. In seguito alla decadenza dei commerci e al terremoto del 749 (era già il quarto) la città fu abbandonata e cadde nel dimenticatoio fino a quando, nel 1812, fu scoperta dall’esploratore Johann Ludwig Burckhardt. In questa regione semidesertica le sorgenti erano rare e potevano fornire acqua solo per poche famiglie. I bisogni primari erano fronteggiati utilizzando l’acqua piovana che veniva recuperata grazie all’impermeabilità delle rocce circostanti. Questa creava anche molti problemi, quando gli improvvisi temporali portavano alla crescita rapidissima dei torrenti e generavano le alluvioni. Sono tuttora visibili le cisterne a cielo aperto e quelle sotterranee. L’efficiente sistema idrico, simile peraltro a quello dell’antica Roma, permetteva di coltivare cereali, alberi da frutta e le viti, le cui tracce sono state trovate negli scavi archeologici.

Man mano che proseguiamo, la fessura nel canyon si fa sempre più stretta. Il Siq è lungo circa 1200 metri e le pareti raggiungono l’altezza di 200 metri. Strada facendo si vedono i tubi in terracotta per l’approvvigionamento dell’acqua e qualche scultura ormai corrosa dall’acqua. Dopo circa un’oretta del cammino lento, eccoci giunti alla fine del primo tratto di questo lungo corridoio. All’uscita dalla gola comincio ad intravedere e poi vedere in pieno il simbolo di Petra, El Khasneh al Faroun (il Tesoro del Faraone). Woooooow!… poi un lungo silenzio e la sosta per l’ammirazione….

Avevo letto, avevo visto i documentari, avevo immaginato, ma trovarmi li davanti era completamente diverso. Rimasi in adorazione per un po’ di tempo mentre vedevo affluire sempre più gente… era persino difficile inquadrarla nel mirino della macchina fotografica senza tagliare qualche pezzettino e la luce a quell’ora non era proprio perfetta. La guida ci permise di fare qualche scatto e poi ci disse di proseguire perché non era tutto li… al ritorno avremmo potuto fare altre foto. Io continuavo a voltarmi rapita da tanta bellezza…
La facciata monumentale di El Khasneh è stata scavata nella roccia. Si pensa che fu costruita per ospitare la tomba del re nabateo Areta III (87-62 a.C.), probabilmente durante il periodo del regno dei suoi successori. La facciata che richiama la cultura ellenistica non somiglia alle facciate delle precedenti tombe locali e, a differenza di quasi tutte le altre, è isolata.

Avevamo a disposizione solo una mezza giornata perciò la guida ci fece vedere altre facciate scolpite nella roccia e tuttora visibili. Le costruzioni funerarie sono in gran parte state ricavate nell’arenaria policroma di età paleozoica, una roccia prodotta dalla sedimentazione e dall’accumulo dei granelli di sabbia. La sua caratteristica è la variazione del colore, con sfumature dal giallo ocra al rosso fuoco al bianco, dovute alla diversa concentrazione degli ossidi durante il lungo processo di consolidamento. Le variazioni cromatiche sono spettacolari. Questa zona è inoltre caratterizzata da un’intensa attività tettonica, legata alla separazione tra la placca arabica e quella africana. Più volte i terremoti danneggiarono la città e i suoi monumenti.
Nel sito ci sono i commercianti dell’incenso il cui profumo attribuisce al luogo un’aura del sacro e mistico. Vedo avvicinarsi un uomo sul cammello che cerca di vendere a qualcuno di noi un passaggio. Un bambino mi corre incontro per vendermi i gioielli. Con lo sguardo in lontananza colgo un’altro uomo che spinge il proprio asino giù per le scale scolpite nella roccia.
Per vedere le tombe reali bisogna fare tante scale in salita. Una parte del gruppo si ferma qui perché non se la sente di farlo a causa del problema con le ginocchia. Io proseguo. Sono tra le tombe più belle dell’intero sito. Guardandole da sinistra si vedono in ordine: la tomba del Palazzo, la tomba Corinzia, la tomba di Seta e la tomba dell’Urna.

La più importante è la Tomba dell’Urna costruita nella seconda metà del I secolo d.C. per il re Areta IV († 40 d.C.) o per suo figlio, Malichus II. Dispone di una terrazza e un porticato dorico, intagliato nella roccia. Nel 447 fu trasformata in cattedrale ed in epoca bizantina fu aggiunto anche il doppio ordine di volte.

E’ quasi mezzogiorno, il caldo comincia a farsi sentire molto. Ho le braccia strinate e ho finito la mia scorta dell’acqua. Petra non è tutta qui ma il nostro viaggio prevede solo questo. In lontananza scorgo altre cose… peccato, sarà per un’altra volta. Mentre cammino in solitaria sulla strada del ritorno mi fermo un’ultima volta a scattare qualche foto di El Khasneh. La luce ora è più alta ma le persone sono molte di più. Alcune persino in sedia a rotelle. Merita la fatica e merita l’impegno perché Petra è veramente una delle sette meraviglie del mondo…
Ci ritornerò…

Foto © mirakrizman
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C’è stato anche mio padre! 🙂
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Sisi lui va matto x questi siti! Giordania, Israele, ecc
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Siamo in due….
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È’ il viaggio dei miei sogni *_* spero di riuscire a partire prima di maggio ❤️ sono stufa D aspettare il momento ”giusto” …Petra obsessed. Bellissimo post
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Grazie!
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il rosa di petra…ci sono stata…spettacolo
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Vero. PROPRIO UNO SPETTACOLO
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L’ha ribloggato su paroleacapo.
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Brava , articolo scritto bene , complimenti .Mi ha fatto tornare in un questo posto meraviglioso , non si finisce mai di scoprire . Mario
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Grazie mille!
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Grazie per avermi condotto in questo luogo straordinario in cui non sono mai stata! Mi servirebbero sette vite come i gatti, per dividermi fra luoghi del cuore dove non posso esimermi di andare e tornare, e luoghi comunque meravigliosi che meriterebbero di essere visti almeno una volta prima di morire…
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Anche a me non basterà una vita per vedere tutto quello che vorrei,ma intanto è già una fortuna poter vedere qualcosa e condividerlo con altri. Grazie a te per averlo letto ☺
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