Sono sul ponte del catamarano che sta partendo dal porto di Ushuaia per un’escursione lungo il Canale di Beagle. Il tempo è variabile, come del resto sempre qui. Il vento è piuttosto forte e, man mano che ci allontaniamo dalla terra ferma, diventa sempre più potente. Il Canale è uno stretto che divide l’Isola Grande della Terra del Fuoco a nord dall’isola Navarino al sud, nonché da una serie di altre isole nella zona del Cile. E’ lungo circa 240 km e largo 5 km nel punto più stretto. All’estremità orientale si collega direttamente all’Oceano Atlantico. Prende il nome dalla nave Beagle che in questa regione fece le ricerche idrografiche dal 1826 al 1830. Nel corso di quella spedizione, il capitano della Beagle Pringle Stokes si suicidò e fu sostituito dal capitano Robert FitzRoy (1805-1865). Si racconta che FitzRoy sequestrò diversi “selvaggi” che poi decise di “civilizzare” e catechizzare portandoli con se in Inghilterra. Tre anni dopo, la seconda spedizione ospitò a bordo il naturalista Charles Darwin (1809-1882) che durante quel viaggio raccolse molti dati per la sua teoria sull’evoluzione della specie.
Mentre il catamarano oscilla a destra e a sinistra a causa del vento (da far venire il mal di mare a chi ne soffre), stiamo tutti seduti al coperto insieme ad alcuni simpatici ragazzi colombiani. Una volta tornati sul ponte bisogna tenersi ben attaccati all’imbarcazione perché le forti raffiche di vento rischiano di farti precipitare in mare. L’aria è piuttosto fredda e in certi momenti accompagnata dalla pioggerellina gelida. Rimango comunque all’esterno per scattare le foto. Ci stiamo avvicinando alle Isole Bridges dell’arcipelago di Alicia dove vive una colonia di cormorani. Sono cosi tanti che è impossibile contarli. Visti da lontano, di colore bianco e nero, possono essere scambiati per pinguini ma poi, man mano che ti avvicini, capisci che sono uccelli perché vedi che volano.
Guardo le onde rompersi contro le rocce e il sole spuntare tra le nuvole. Mentre proseguiamo lungo il Canale, rimango sulla prua ad osservare l’orizzonte che da poco ha tracciato un arcobaleno sulla nostra destra. Ed è allora che scorgo in lontananza quello che da una vita sognavo di vedere: il famoso faro della fin del mondo. La visione scatena un’emozione grandissima e difficile da descrivere. A stento riesco a trattenere le lacrime per la commozione mentre affiorano ricordi di quando, da bambina, sfogliavo le pagine del libro di Jules Verne, Il faro in capo al mondo, cercando di immaginare i guardiani, i pirati e l’isola che li ospitava.
Il Faro Les Eclaireurs è il simbolo di Ushuaia, raffigurato su tutte le guide e le pubblicazioni legate alla Terra del Fuoco. Alto circa 11 metri, di colore rosso con una striscia bianca in mezzo, si erge su una di cinque isole dell’omonimo arcipelago. Costruito nel 1920, oggi disabitato, chiuso al pubblico ma tuttora in funzione a distanza, alimentato dai pannelli solari, emette un segnale ogni 10 secondi visibile da una distanza di 7,5 miglia nautiche. E’ stato reso celebre dal libro di Verne, che in realtà si riferiva al faro San Juan de Salvamento dell’Isla dos Estados, non molto distante da qui.
Il catamarano fa alcune virate lenti per permetterci di osservare da vicino i leoni marini. L’occhio cade inevitabilmente sul maschio, riconoscibile per la sua grandezza e circondato da un vero harem di femmine. L’aspetto del leone marino sudamericano (Otaria flavescens) è diverso del leone marino normale. I maschi hanno una testa molto grande ricoperta da una criniera tanto da essere considerata la specie più leonina tra le otarie. Pesano il doppio delle femmine. I maschi adulti possono raggiungere i 2,6 m di lunghezza e pesare fino a 300 kg. Le femmine, invece, raggiungono solamente 2 m di lunghezza e pesano circa la metà dei maschi. Mi sembrano meno belli delle foche, forse per la loro immobilità, e l’odore che rilasciano non è proprio dei migliori. Lo spettacolo comunque è davvero emozionante.
Salutati i leoni marini proseguiamo con la navigazione. Il vento diventa sempre più forte tanto che stare sulla prua diventa sempre più difficile. Mi rifugio un momento all’interno per bere qualcosa di caldo e fare due chiacchiere con gli altri. Sono tutti entusiasti della gita. Dopo esserci coperti bene usciamo sul ponte perché ci stiamo avvicinando all’Isola Martillo dove abita una colonia di pinguini di Magellano. Si tratta di una specie di pinguino che vive soltanto sulle coste meridionali dell’America del Sud (Cile e Argentina), sulle Isole Falkland e sul Capo Horn. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile tutta la colonia abbandona la terraferma per ritornare all’oceano, dirigendosi probabilmente verso nord, sulle coste del Brasile.
Il catamarano si avvicina il più possibile all’isola e si ferma per darci la possibilità di osservare i pinguini da vicino. Questi non sembrano affatto infastiditi dalla nostra presenza. Ce ne sono tantissimi e si esibiscono nelle varie attività. C’è chi salta in acqua, chi dorme, c’è chi gioca e chi cerca di farsi sentire. Ho letto un articolo su un pescatore che nel 2011 avrebbe trovato un esemplare di questo pinguino in mare brasiliano, tutto sporco di catrame. Dopo aver impiegato una settimana a pulirlo, riuscì a farlo sopravvivere cibandolo di pesce. Passati gli 11 mesi Dindim (così lo ha chiamato) fece ritorno al suo habitat naturale. Si racconta che da allora ogni anno il pinguino percorre migliaia di chilometri per tornare dal suo salvatore, al quale tra l’altro permette anche di abbracciarlo e di accarezzarlo.
Proprio a causa del grave inquinamento degli oceani, il pinguino di Magellano è classificato come prossimo alla minaccia. Alto di solito circa 48 cm, ha le piume di colore nero sulla testa e sul dorso, mentre il ventre è bianco attraversato da due strisce nere. Le ali sembrano due moncherini rigidi e mentre si sposta sulle zampe dondola in modo alquanto buffo.
Tra migliaia di esemplari di questa pinguiniera, si distingue uno. E’ il Pinguino Reale (Aptenodytes patagonicus), riconoscibile per il colore arancione sul becco e sul petto. E’ alto il doppio di quello di Magellano e qui si esibisce in prima fila, alquanto stizzoso nel farsi concedere in una posa intera, come se fosse consapevole di essere lui la vera star di questo evento.
Torniamo emozionati alla base. Domani si riparte verso altre meraviglie.
INFO UTILI: le escursioni partono dal porto di Ushuaia. La navigazione in tutto dura circa 5 ore. Solitamente è proibito scendere dal catamarano e non è previsto alcun abbraccio con i pinguini! Esiste comunque una sola compagnia turistica che ha il monopolio di farvelo fare. Se vi interessa, dovete informarvi sul posto. Personalmente credo che i pinguini hanno le scatole piene di noi umani … pertanto preferisco un incontro a distanza ravvicinata che garantisca la tutela di questa specie protetta.
Nel prossimo post vi porto in mezzo ai ghiacciai… STAY TUNED!
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Wow ! Bellissima ! The photos are amazing ! Brava !
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La mia fan dal principio, grazie !!!
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Bellissimo racconto!
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Grazie cara !!!
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Per un attimo ho pensato di essere lì con te! Brava e grazie per il mini viaggio, aspetto il prossimo post! 😉
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Grazie Patrizia per il tuo commento 😊😊😊
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Escursione fantastica! Foto bellissime! Post emozionante!
Brava Mira…e non aggiungo altro 👏👏👏
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Grazie Ilaria… detto da te vale il doppio!!! ☺☺☺
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Wow 😊 deve essere stata un’esperienza meravigliosa !!
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Si. Sono quelle cose che non capitano tutti i giorni. ☺
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