Ed eccovi il sequel del mio primo post. Ci ho messo del tempo perchè in realtà non volevo scrivere un classico diario di viaggio visto che i facsimili si possono trovare ovunque sul web. Vi racconto piuttosto come sono andate le cose.
Dunque, una volta capito che Domingo non avrebbe cantato, un po’ per non rimettere i soldi spesi e un pò per la solita curiosità, partii lo stesso. Il volo da Malpensa era quello della Germanwings che, come ricorderete tutti, ultimamente fa tremare chiunque da quando un certo pilota ha fatto schiantare un loro aereo in Francia. Ma non c’erano alternative perchè è l’unica compagnia che ti fa arrivare ad Amburgo al mattino evitandoti di perdere un giorno intero all’arrivo. All’andata non ci sono stati problemi tranne il fatto che a causa del numero ridotto dei passeggeri, ci è stato assegnato (ero con un’amica) un aereo di dimensioni più piccole e tutti i bagagli a mano sono stati caricati nella stiva (cosa per la quale io ho gongolato, avendo un bagaglio a mano quasi al limite di 8 kg consentiti).
I Tedeschi sono un popolo preciso, puntuale ed efficiente. Lo si apprende dal fatto che ogni cosa funziona alla perfezione. Il treno dall’aeroporto che ti porta in città è comodissimo e conveniente. La stazione centrale è un luogo di aggregazione fantastico dove ci si può fermare anche a mangiare in uno dei tanti posti a disposizione. La reception dell’hotel e la sistemazione erano esattamente come me l’aspettavo. Impeccabili.
Osservando attentamente, si percepisce una certa discrepanza nel comportamento di questo popolo in casa loro e quando li incontri in certi luoghi di vacanza dove si abbandonano agli eccessi sfrenati di ogni genere. Come se per loro la vacanza fosse davvero una valvola di sfogo da un mondo regolato da rigide norme svizzere.
La prima cosa che mi ha colpito sulle strade di Amburgo è la frequente presenza dei senzatetto che non sembrerebbero i soliti homeless se non fosse per la roba accumulata negli angoli delle strade che ti fa capire che dormono lì. Visti in faccia sembrano più dei soggetti borderline ossia quelli che abbiano problemi con qualche tipo di dipendenza e che comunque sarebberò difficili da gestire in ogni altra città del mondo.
Il centro non offre molte attrazioni, tuttavia i turisti sono tanti. Le barche che ti fanno fare il giro dei due laghi dell’Alser che confluiscono nell’Elba sono letteralmente prese d’assalto. Peccato che la guida (che coincide con il conducente del mezzo) parli soltanto in tedesco e se non lo capisci, puoi soltanto guardarti intorno facendo qualche sorrisetto convenevole ogniqualvolta incroci il suo sguardo. Una spesa tra 15 e 18 euro un pò eccessiva ma accettabile se si pensa che è una cosa tipica di questo posto. Molto meglio invece i tour dei canali che partono di sera e danno la possibilità di assaporare quella atmosfera tipica di questa città del nord. Il porto (a mio parere) è la cosa più bella e merita un giro intorno a piedi fino alla Hafen City anche solo per vedere le forme particolari di alcuni edifici. Da vedere in questa zona senza dubbio i pontili di St. Pauli – Landungsbrücken, la città dei magazzini- Spreicherstadt ed il mercato del pesce – Fischmarkt.
Il tunnel sotto l’Elba, lungo oltre 3300 metri, fu costruito tra il 1907 ed il 1911 per permettere ai moltissimi lavoratori portuali di attraversare l’Elba a piedi senza dover usare i traghetti. Oggi è accessibile con un ascensore che scende sotto terra e dà la possibilità di fare una passeggiata.
Le chiese sono tutte protestanti e molto simili. St. Michael è la più affascinante non solo per l’aspetto e la torre alta 132 metri ma anche per la cripta che ospita tombe di alcuni personaggi famosi tra cui quella di Carl Philipp Emanuel Bach, morto e sepolto qui nel 1788. La chiesa di S.ta Caterina invece spicca per il campanile alto 117 metri e l’imponente organo. Si racconta che nel 1701 Johann Sebastian Bach, ormai sessantenne, intraprese un viaggio di 50 km (all’epoca poteva durare anche giorni) solo per udire il suono di questo strumento. Distrutto dai bombardamenti e restaurato, l’organo oggi viene suonato nei concerti.
Musicalmente parlando Amburgo si distingue dall’Italia (come la maggior parte della città della Germania) per il fatto che la cultura musicale viene insegnata ai bambini fin dalla tenera età. Diversamente da Berlino o Monaco, qui il pubblico del teatro dell’opera è maggiormente costituito dagli over 65. Da sottolineare che la biglietteria dello Staatsoper ci ha rimborsato la maggiorazione del prezzo del biglietto che avevamo pagato e che in assenza di Placido Domingo costava meno. I melomani sanno bene che in Italia i teatri non rispondono in alcun caso di queste cose e si riservano soltanto il dovere di sostituire un cantante. Così chiunque acquista un biglietto in funzione di un certo interprete, deve mettere ben in conto che se questi cancella, dovrà andare a vedere la recita con il sostituto.
Gli spazi verdi qui sono molti e stupisce la tranquilità con cui gli abitanti passano il tempo seduti a leggere o semplicemente ad osservare i passanti. Non somigliano affatto a noi che corriamo a destra e a sinistra sempre in cerca di non so che cosa. Se si pensa che una città come questa non ha un quinto di quello che abbia una qualsiasi città provinciale in Italia, si rimane stupiti per la capacità con cui quel poco viene fatto funzionare in modo da rendere e far andare l’economia di questo Paese.
Si torna a casa arricchiti di un’esperienza di vita diversa da quella in cui viviamo noi con la convinzione che nessun Paese al mondo è più bello dell’Italia ma che se l’Italia fosse gestita in questo modo, sarebbe economicamente la numero uno al mondo.
Bell’articolo Mira!!!!
Prossima meta dove?
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Grazie, Davide… chissà. .. follow me and you’ll see..
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